Il progetto consiste nel trovare una soluzione ad un problema molto attuale: i giovani tendono ad allontanarsi sempre meno dalla casa natale, probabilmente perché desiderano mantenere intatto il legame con il “nido”, ma allo stesso tempo vogliono crearsi una propria indipendenza, una carriera dominata anche dal successo. È dunque possibile mantenere, per così dire, il piede in due scarpe?
La famiglia che abita in questa casa è composta da tre persone: il padre, lavoratore che torna a casa di sera verso l’ora di cena, la madre, una casalinga molto apprensiva nei confronti della figlia, e la figlia stessa, una designer di 27 anni, che ha intrapreso con successo la sua carriera, e ha deciso di vivere con la famiglia per il fatto che spesso viaggia per lavoro e quando le è possibile passa del tempo con la famiglia. Lo studio in cui lavora la figlia si trova in casa,quindi i clienti che riceve si trovano nello stesso luogo in cui lei e la sua famiglia vivono.
I problemi che potrebbero compromettere una pacifica convivenza si riferiscono principalmente all’assenza di privacy ed intimità sia in ambito privato che lavorativo. Soffermandosi dapprima sul privato, è assente nell’abitazione un luogo in cui sia possibile avere una certa intimità senza essere intimiditi dalla presenza dei genitori o senza avere il timore di disturbare. La figlia ha orari differenti rispetto i genitori: il ritorno a tarda notte ad esempio potrebbe disturbare il sonno dei genitori. Il comfort non è presente per tutti, a causa anche delle limitate dimensioni della casa: gli spazi non sono molto ampi e dunque risulta più difficile garantire luoghi spaziosi e confortevoli. Da un lato dunque i genitori potrebbero sentirsi a disagio poiché ostacolano la vita della figlia, e al contempo la figlia potrebbe provare imbarazzo o disagio all’interno della sua stessa casa. A livello lavorativo inoltre il problema fondamentale consiste nel riuscire a rendere uno spazio dell’abitazione uno studio prestigioso. Il cliente potrebbe infatti considerare di poco valore il lavoro della figlia, oppure non approvare la situazione, e d’altra parte la figlia stessa potrebbe provare imbarazzo sapendo che i genitori si trovano nello stesso luogo del suo ufficio.
Quali possono essere dunque le soluzioni per permettere di preservare la privacy e al contempo convivere con la propria famiglia?
Ho diviso lo spazio della casa in due aree: l’area condivisa dai genitori e dalla figlia, e la parte lasciata esclusivamente alla figlia. L’ingresso delinea già questa divisione: entrando si presenta davanti un corridoio, che da un lato prosegue sino allo studio e alla camera da letto della figlia, dall’altro vi è una porta che delimita il soggiorno, la cucina e la sala da pranzo. All’interno del soggiorno vi sono delle porte a vetro che collegano alla veranda, luogo riservato principalmente all’intimità dei genitori. La camera da letto dei genitori comunica con la cucina, e all’interno di essa si trova il bagno. Il letto è rialzato dal pavimento di pochi gradini. La camera dei genitori è divisa da quella della figlia dallo studio, al quale si accede direttamente dal corridoio di ingresso. I clienti entrando in casa verranno condotti direttamente allo studio, senza dover passare attraverso altre stanze. Lo studio comunica con la cucina tramite un piccolo passaggio, grazie al quale la madre può passare il caffè o quant’altro qualora sia necessario. È presente un bagno accessibile dallo studio tramite una porta-armadio, ed anche dalla camera della figlia: in mezzo al bagno è presente una parete che non divide completamente il bagno in due parti, per non mostrare la vasca da bagno alla clientela che lo utilizza. La camera da letto della figlia è costruita in modo tale che il letto si trovi rialzato, mediante degli armadi che lo mantengono in questa posizione. Nella parte sottostante è presente un salottino, in modo tale che gli ospiti della figlia possano essere accolti nella camera-soggiorno senza disturbare i genitori.